mercoledì 26 ottobre 2016

L'arrivo a Leopoldville


L'arrivo a Leopoldville


Congo. Leopoldville. Primo giorno in Congo. Nony, io e la nostra valigia dentro la quale c'erano tutti i nostri effetti personali.

All’aeroporto vennero a prenderci con una jeep. Eravamo in tre: io, Nony e il maresciallo Innocenti, responsabile dell’armeria del comando a Stanleyville. La strada che portava verso il centro della città era fiancheggiata sui due lati da immense bidonville. Giungemmo in Avenue de l’Independance dove c’era la base di arrivo e transito del battaglione. Era una palazzina composta da un pianterreno con l’ufficio principale, un paio di stanze adibite a dormitorio e un cortile interno. Al primo piano c’erano il bar e la mensa. Innocenti ci portò direttamente in mensa dove ci venne servita una colazione reale, al termine della quale scendemmo nell’ufficio dove firmammo il contratto definitivo che ci vedeva al servizio della Repubblica Democratica Congolese per un anno. Sempre accompagnati dal maresciallo Innocenti, ci recammo in città, chiamata affettuosamente da noi volontari Leo. Essa non era stata toccata dalla guerra e ci parve ordinata con bei locali, ristoranti e alberghi. Passammo la giornata a bordo piscina dell’Hotel Memling, il più elegante di Leo. La giornata si concluse con la consegna della copia del contratto dove era stata definita la nostra destinazione finale: Gruppo Paras Cobra-Bukavu. Dopo cena venimmo assegnati a un turno di guardia all’entrata. Ci consegnarono pantaloni, camicia cachi e un Fal. Il primo che vedevamo. Nony, in virtù del grado acquisito nell’esercito italiano e per il fatto di essere il finanziatore della nostra impresa, stabilì come dividerci nei turni: mi lasciò all’esterno, seduto sui gradini dell’entrata mentre lui andò al bar. Il mattino seguente ci portarono all’aeroporto: destinazione Stanleyville o più semplicemente Stan. Con noi c’era sempre il maresciallo Innocenti. Arrivammo a Stan e vennero a prenderci con un camion per condurci all’Institut Médicale, dove erano acquartierati i volontari del Sesto Battaglione Commandos Stranieri.

Tratto da "Un parà in Congo e Yemen 1965 1969" di Robert Muller e Ippolito Edmondo Ferrario, Mursia Editore
Nella foto:

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